UNA VITA TOUCH (di Giulia Faita)

Pubblicato il 29 Gennaio 2016

UNA VITA TOUCH

Viaggiando con la tecnologia

 

Dopo un lungo e faticoso viaggio in auto, passato a cercare di comprendere e reagire in tempo ai comandi di Siri, entri finalmente in stazione e, circondato da gente che chatta o naviga in rete con smartphone o tablet, cerchi una biglietteria, ovviamente automatica, denominata “il biglietto veloce” (sempre se non hai già acquistato il biglietto via internet).

Ora non ti resta che aspettare. Ti accomodi su una panchina e passi il tempo a scorrere notizie sul tuo iPad, fino a quando non senti la sorella di Siri che ti avvisa dell’arrivo del treno.

Finalmente a bordo, hai ancora un paio d’ore prima di arrivare in aeroporto, quindi decidi di consultare i vari social network a cui ti sei registrato.

Questa volta la cugina di Siri richiama la tua fermata, e ti rendi conto di quanto il tempo sia passato velocemente “grazie” alla tecnologia.

Sull’aereo l’altoparlante (zio di Siri) ti spiega tutte le misure di sicurezza, aiutato dalle dimostrazioni delle hostess.

Lui stesso poi comunica che il pilota sta per procedere con il decollo.

Ormai ad alta quota, per placare la noia, avendo inserito la modalità aereo sul cellulare, non puoi fare altro che giocare con qualche app offline e ascoltare della musica rilassante che hai inserito nella tua playlist appositamente per il volo.

Atterrato – “arrivato a destinazione”, come dice la tua cara amica e assistente personale a comandi vocali –, non ti resta che chiamare la persona che sta dall’altra parte, ma un altro parente di Siri ti comunica: “La persona da lei chiamata ha il telefono spento o non raggiungibile, la preghiamo di riprovare più tardi”. Lo sosteneva già nel 2005 Maurizio Ferraris nel suo libro Dove sei? Ontologia del telefonino: abituati come siamo a trovare sempre qualcuno, non riuscirci risulta particolarmente ansiogeno.

E così, proprio nel momento in cui ti arrendi e ti guardi intorno, ti accorgi di quanto gli spazi della nostra vita siano permeati dalla dimensione della comunicazione e dall’utilizzo delle nuove tecnologie. Vedi ragazzi e adulti – ironicamente lo faceva osservare anche Daniele Marini in un suo articolo recentemente apparso su “La Stampa” – alla ricerca disperata di una connessione Wi-Fi, o le famiglie sedute al tavolo di un ristorante che, mentre aspettano la portata degli antipasti, sono divisi da quella barriera digitale.

Più tardi, steso sul letto del tuo hotel londinese (prenotato qualche mese prima per e-mail) ti puoi rilassare, fissando il vuoto illuminato dai neon della strada, che entrano dalla finestra facendosi spazio tra le tende. Ti addormenti così, spensierato, e ti risvegli dopo qualche ora con il sottofondo di una suoneria: è tua madre che ti chiama per sapere se stai bene. Finita la telefonata accendi la smart-tv e ti colleghi a Skype con i tuoi dipendenti, per definire e ultimare la realizzazione di una campagna pubblicitaria di un’azienda molto importante. In quel momento ami (forse) lo sviluppo scientifico e tecnologico dell’elettronica e dell’informatica, che ha trasformato il mondo della comunicazione offrendo varie opportunità e ha semplificato la vita.

Finalmente, ti prepari per andare al concerto del tuo gruppo musicale preferito, quindi cerchi sull’iPhone l’app che ti permette di chiamare un taxi per raggiungere la piazza, già gremita di folla.

Ecco arrivato il momento tanto atteso: circondato da persone che filmano ogni verso cantato, ti godi lo spettacolo, guardandolo anche attraverso i maxischermi a LED ai lati del palco.

È notte fonda: chiudi in bellezza la serata con un selfie insieme ai musicisti, per immortalare il momento e renderlo pubblico, postandolo e inviandolo a tutti gli amici appartenenti alla tua stessa community.

Giulia Faita, classe 5B Comm. Grafico

Gennaio 2016