Sognando il mio domani

Pubblicato il 9 Gennaio 2023

Il mio percorso PCTO
di SARA ZANOLA
classe 3A Tecnico Chimico
a.s. 2021-22

Per tutto il biennio ho sentito la parola “PCTO” senza riuscire a collocarla o a darle una forma. Mi dicevo che una volta arrivata in terza, l’avrei capito.
E in un attimo, in terza ci ero arrivata.
PCTO: Percorsi per le Competenze Trasversali e l’Orientamento. Finalmente avevo dato un nome a una sigla, e la parola “Orientamento” mi riportava, come in un involontario deja vu, alla scelta che in terza media mi aveva condotto qui, nel mio Istituto Tecnico ad indirizzo Chimico sanitario.
La scelta di trascorrere due settimane in uno studio dentistico mi affascinava, e la mia tutor ha accolto la mia richiesta. E così mi sono ritrovata ad a indossare un camice, una mascherina, a relazionarmi con il Dottore, ad accogliere le mamme che attendevano nell’atrio i loro figli.
Ogni giovedì, quando giungevo in sala d’attesa, sentivo su di me gli occhi colmi di curiosità dei piccoli pazienti che aspettavano il loro momento.
Erano seduti disordinatamente, le gambe incrociate e le mani incontrollabili.
Solo a guardarli si riusciva a percepire la loro voglia di correre per tutto lo studio e chiedere “cos’è questo?” di qualche strumento dimenticato sugli scaffali.
Quando venivano chiamati per il loro turno, sfrecciavano subito in piedi e tiravano la mano della madre fino alla poltrona dove si sarebbe svolta la visita.
Superata la soglia con il primo piede, il viso si impallidiva e gli occhi si ingrandivano per la paura, ma nulla riusciva a fermarli.
Si sedevano e raccontavano le cose più banali che si potessero sentire, e riuscivano sempre a farmi sorridere e distrarre se la giornata era iniziata con il piede sbagliato.
A colpirmi durante le due settimane di PCTO sono state proprio la loro innocenza e spensieratezza, la consapevolezza di avere tutta la vita davanti e non badare al fattore estetico dei denti o della bocca.
L’arrivo di un bambino portava nello studio, ma soprattutto nel personale, quiete, distensione e voglia di lavorare.
Due settimane di lavoro sono volate, letteralmente.
E ora che mi ritrovo in classe, sul banco, davanti a questo foglio… penso che sia stata un’esperienza che mi ha orientato sulla strada del futuro.
Chissà che un giorno, sulla porta dello studio, non compaia anche il mio nome…