Si vive una volta sola – Valentina Mazzucchelli 1^A Grafico Commerciale

Pubblicato il 28 Aprile 2017

SI VIVE UNA VOLTA SOLA

“Aveva la forza di una tempesta ma era debole come il sole d’autunno”.
Michy era sempre preso in giro da tutti.
Michy non si accettava.
Michy si odiava…
Questo sono io: Michy. Ora sono seduto sulle nuvole a guardare quello che succede nel mondo, le persone non si accettano più, danno retta a ciò che pensa la gente, fanno di tutto per essere ciò che non vogliono diventare.
Tutto iniziò sedici anni fa, quando i dottori dissero ai miei genitori che ero nato senza alcune dita. Quando ero piccolo non avevo paura di mostrare la mia mano, nessuno mi aveva detto mai niente, anzi mi vantavo anche. Beh, sapete come sono i bambini… pensano a giocare, a divertirsi, non pensano a come appaiono davanti agli altri.
Qualcosa cambiò quando iniziai ad andare alle elementari, mi sentivo diverso dagli altri bambini, mi sentivo osservato. Quando passavo i miei compagni si mettevano a ridere, io ero così e non potevo farci niente, non davo molta retta a queste cose.
A 14 anni iniziai le superiori. A scuola ero molto bravo, ero uscito dalle medie con il 10, scelsi di fare il liceo scientifico perché il mio sogno era quello di diventare un famoso scienziato, avevo così tanta voglia di scoprire nuove cose, sperimentarle.
La scuola non era male, era ben strutturata ed anche i professori non erano poi così cattivi.
Come succedeva sempre mi guardavano tutti male, ma ero abituato, non ci facevo così tanto caso.
Un giorno, mentre passavo per il corridoio, un ragazzo molto più grande di me iniziò ad insultarmi dicendomi: “che schifo la tua mano”, “come ti vesti male”, “nessuno ti vuole”. Mi ero irritato parecchio, e gli mollai una sberla, lui era molto più grande di me e mi tirò un pugno molto forte. Scoppiai a piangere e tutte le persone si misero a ridere. Da quel giorno tutto cambiò, non ero accettato da nessuno, tutti i miei compagni mi prendevano in giro, iniziai ad andare male a scuola. Iniziai a rinchiudermi in me stesso, a stare sempre da solo, con le cuffie nelle orecchie, la musica diventò la mia unica e vera amica.
Un giorno mentre stavo andando a prendere l’autobus mi scontrai con una ragazza, la vedevo spesso a scuola, aveva gli occhi verde smeraldo… dio se era bella!
Questa ragazza si chiamava Stefy, anche lei doveva prendere il mio stesso autobus. Iniziammo a parlare, e mi chiese se potevamo vederci un giorno. Col passare del tempo iniziammo a vederci tutti i giorni, iniziammo a confidarci ogni cosa.
Per un periodo potevo finalmente dire di stare bene.
Io di Stefy mi ero innamorato, avrei fatto di tutto per lei.
I miei compagni di classe quando scoprirono che mi sentivo con una ragazza iniziarono ad accettarmi di più, mi chiesero se avevo voglia di uscire con loro la sera stessa, ero finalmente riuscito a farmi accettare.
Quella sera due dei miei nuovi “amici” si drogarono di fronte a me e mi dissero di provare. Ovvio, io non accettai. Mi minacciarono dicendomi che avrebbero detto in giro che io picchiavo mia mamma, cosa assolutamente non vera, poi mi picchiarono, tornai a casa con il naso sanguinante.
A scuola Stefy smise di salutarmi, aveva creduto alla storia che io picchiassi mia mamma, mi davano tutti del maniaco.
Non riuscivo più ad andare a scuola, smisi di andarci, stavo tutto il giorno in camera mia a farmi del male da solo.
Qualche mese dopo mia nonna morì di tumore, lei era la mia nonnina, io la amavo e non volevo che le succedesse mai qualcosa.
L’estate era finita e decisi di ritornare a scuola, tutti mi sputarono addosso, mi insultarono e mi dissero che dovevo morire…morire già morire. Alla fine li ho ascoltati legandomi una corda al collo…
In quel momento non pensavo al dolore dei miei genitori, non pensavo più a niente.
Solo adesso ho capito cosa vuol dire vivere, si vive una volta sola e nessuno può e mai deve giudicare la vita degli altri. Ora proteggo da quassù i miei genitori che da quel giorno non si danno pace e mi fa troppo male vederli così, vorrei abbracciarli e far sentire loro tutto l’amore che provo ma non posso. Purtroppo non si torna indietro ma se solo potessi, giuro lo rifarei per vivermi intensamente la mia vita perché è il bene più prezioso insieme alle persone che contano davvero!

VALENTINA MAZZUCCHELLI, 1^A GRAFICO COMMERCIALE