Io morto per dovere (di Bignotti Mattia, vincitore del premio Mancini)

Pubblicato il 19 Dicembre 2016

“IO MORTO PER DOVERE”                                              

Bignotti Mattia

3°A settore tecnico chimico

                                                                                         

Caro Roberto Mancini ti riporto alcune parole dall’udienza di papa Francesco alle forze dell’ordine: “Siate fieri del vostro lavoro e continuate a servire lo Stato, ogni cittadino e ogni persona in pericolo. Nel difendere i deboli e nella legalità troverete il senso più vero del vostro servizio”. Niente di più semplice, bello e sensato di queste poche parole che calzano a pennello, descrivendo perfettamente tutto quello che eri e che sei stato. Per questo ho deciso di aprire così questa mia riflessione su di te Roberto e sul tuo spiccato senso del dovere, che non è cosa da poco ai nostri giorni. Tu in prima persona, ma soprattutto la tua voglia di cambiare le cose dall’interno, piuttosto che demolirle dall’esterno, siete un bell’esempio per la mia generazione che cresce circondata da tecnologia ostentata, episodi di violenza, indifferenza generale e corruzione. Fortunatamente, restano ancora uomini come te che lavorano di continuo per cercare di tenere alti i valori più nobili della storia dell’uomo: la giustizia, la verità, la libertà e l’uguaglianza.                                    

Grazie a tua moglie Monika e a tua figlia, molti ragazzi come me ti hanno potuto conoscere da vicino: un uomo tutto d’un pezzo, dedito al lavoro e alla famiglia, di carattere duro ma con un cuore tenero, con uno sguardo rivolto prima agli altri e poi a se stesso, desideroso di verità e giustizia con la “G” maiuscola, che non accetta compromessi con nessuno, perché quando c’è di mezzo la vita propria e altrui, non si scherza. Ci dicono che la vita è un dono prezioso, poi però si continua a scherzarci sopra e a nulla o a poco servono le invocazioni di aiuto di madri che perdono i propri figli o si ammalano loro stesse di tumore nella famigerata “terra dei fuochi”. Tumore che, sinonimo di morte, non è stato però in grado di fermarti. Ma a cosa è servito battersi oltre ogni limite, scavare a mani nude in terreni contaminati per recuperare prove, stilare rapporti ai superiori se non a vedere poi inabissate tutte le tue indagini! Che delusione deve essere stata per te e, come se tutto ciò non bastasse, ti sei pure ammalato di quel tumore che alla fine, insieme a tante sofferenze, ti ha consegnato al tuo beffardo destino. Ai miei occhi, Roberto, sei un uomo di altri tempi, ma nel contempo proiettato nel futuro, e ho bisogno di sentirmi dire che esistono ancora questi tipi di uomini e di donne che non si tirano “mai” indietro; alcuni li definiscono eroi del nostro tempo ma io preferisco semplicemente chiamarli uomini giusti che sanno ancora distinguere ciò che è bene da ciò che è male. Galileo diceva: “la verità ha bisogno di uomini forti che la portino avanti”, a me sembra che queste parole ti siano state cucite addosso, apposta per te. Le tue indagini continueranno per opera di altre persone perché, come diceva Giovanni Falcone: “gli uomini passano, le idee restano. Restano le loro tensioni morali e continueranno a camminare sulle gambe di altri uomini”. Spero che prima o poi i veri responsabili di questo scempio ambientale vengano condannati ma, conoscendo i lunghi tempi della giustizia italiana, dovremo aspettare tempi cosiddetti “maturi”. Le bonifiche, come largamente annunciato, sono iniziate con lo smaltimento delle ecoballe in Campania, tempo previsto tre anni, ma alla fine quanti soldi serviranno? Tutto ritornerà come prima nella bella Campania? La gente continuerà a morire? E fino a quando? Tutto poteva essere fatto prima, evitando dolore, spreco di denaro e malattie, se solo qualcuno avesse facilitato il tuo lavoro invece che ostacolarlo trasferendoti… ma questa è storia passata. Se la giustizia non farà il suo corso, confido che almeno nella coscienza di tutti quelli che hanno contribuito a questo disastro ambientale si faccia sentire quel “tarlo” che rode da dentro ogni giorno, fino alla consapevolezza del danno di cui si sono resi protagonisti. Di questa esperienza mi rimarranno nel cuore la tenacia di una moglie e di una figlia che ti amano e che desiderano che tutti conoscano la tua bella persona e il tuo instancabile lavoro, ma soprattutto la consapevolezza del grave problema dello smaltimento dei rifiuti tossici che interessa spaventosamente e rovinosamente tutto il bel territorio italiano, non solo quello campano.                                                                                              

Questa tua storia mi ha fatto riflettere su alcune parole del matematico e filosofo Pascal che dicono: “l’uomo è solo un giunco, la cosa più debole della natura, ma è un giunco pesante con la consapevolezza di sé, e in tal senso infinitamente prezioso, anche se la maggior parte del tempo la sua auto-consapevolezza rimane una vera potenzialità dormiente.” Tu la consapevolezza hai sempre saputo di averla e questo ti ha reso unico di fronte a tanti superiori ipocriti che con la loro autorità avrebbero potuto fare molto, ma hanno preferito chiudere gli occhi in un sonno profondo mettendo a tacere la loro coscienza. Mi piace pensare che anche la morte, quando ti è venuta a prendere, abbia provato rammarico nell’accoglierti e sia stata sicuramente dispiaciuta nel privare l’anima di una persona che poteva ancora donare molto, mentre lo Stato ti riconosceva un’onorificenza come Cavaliere al merito della Repubblica italiana e lo “status di vittima del dovere”. Ora i tuoi ideali, le tue battaglie vivono e continuano il loro corso in ognuno di noi, soprattutto in Monika, tua moglie che, seguendo il tuo esempio, non si è perduta d’animo e ogni giorno si batte affinché sempre più persone, in particolare giovani come me (ovvero il futuro dell’Italia), vengano a conoscenza di te, delle tue lotte e di ciò che è successo al nostro paese, nella speranza che qualcuno faccia qualcosa seguendo le tue orme o che il popolo tutto si sollevi unanime per questa causa.                                                                                                                                              

Mi hanno commosso le parole che Monika ha voluto scrivere come dedica sulla mia copia del libro a te dedicato: “Insieme a te possiamo cambiare il nostro futuro, non ti amalgamare”. Parole delle quali farò tesoro e che non dimenticherò mai.

Mi chiedo: basterà tutto questo per ringraziarti e non dimenticarti?                                                                            

Basterà tutto questo a tranquillizzare le coscienze di alcuni?                                                                                

Il seguito lo scriverà ognuno di noi, iniziando a dare il proprio contributo, nel suo piccolo, in questa incredibile realtà fatta di traffici illeciti, soldi facili, disprezzo per la vita e non rispetto dell’ambiente che ci ospita.  

 

Premio Mancini:

1° PREMIO Bignotti Mattia

Istituto di Istruzione Superiore Statale “Camillo Golgi” – Brescia                                    

Buono Libreria Feltrinelli € 150,00

motivazione:

Lo studente ha espresso con magistrale competenza comunicativa circostanze e fatti, anche con afferenze significativamente culturali.

Spicca una voce giovane e matura nello stesso tempo, un parlare a tu per tu con Roberto Mancini attraverso una lettera dal tono, oseremmo dire, informale con cui Mattia pone e si pone molte domande tra cui: ”Tutto tornerà come prima?… la gente continuerà a morire?”.

Si interroga sul sacrificio di Roberto Mancini che ha coinvolto e travolto la famiglia, la sua stessa vita minata dalla malattia, ma finisce con un augurio, una speranza per tutti noi: un tarlo che roda la coscienza di coloro che hanno contribuito al disastro di una terra bellissima.

La particolare modalità, in forma e contenuti, con la quale ha dato spessore etico e morale alle osservazioni personali, rileva altresì un’eccezionale sensibilità personale e sociale attorno al tema della legalità espressa in termini di cittadinanza attiva e responsabile.

La figura della vedova Signora Mancini e della figlia, Alessia emergono con finezza descrittiva nel loro ruolo di testimonianza attiva e continua della storia personale e sociale che testimoniano con coraggio e determinazione.