GIORNATA DELLA MEMORIA – 27 GENNAIO 2020

Pubblicato il 29 Gennaio 2020

GIORNATA DELLA MEMORIA – 27 GENNAIO 2020

Le classi 4^E Tecnico Grafico e 5^ D Commerciale Turistico accompagnate dai loro docenti.

 

Anche quest’anno è giunta la Giornata della Memoria, per ricordare a tutti che cosa è stato e invitare i giovani alla riflessione sui valori fondanti della nostra democrazia e sui diritti inalienabili di ogni uomo.

Lunedì 20 gennaio alcune classi si sono collegate in diretta streaming con il sito del “Corriere della Sera” per seguire, dalle ore 10.30 alle ore 12.00, la commovente testimonianza della senatrice Liliana Segre dal Teatro degli Arcimboldi di Milano, alla presenza del nuovo Ministro dell’Istruzione Lucia Azzolina (il video è ora disponibile al link https://www.youtube.com/watch?v=uHdbc9plD8U).

Nei giorni seguenti, gli alunni della scuola sono stati guidati nella lettura di testi letterari e articoli di giornale e nella visione di film sul tema della Shoah.

Lunedì 27 gennaio le classi 4^E Tecnico Grafico e 5^ D Commerciale Turistico hanno organizzato un’uscita didattica presso il Teatro Sociale di Brescia per assistere allo spettacolo “GIORGIO PERLASCA. IL CORAGGIO DI DIRE NO”, di e con Alessandro Albertin.

Ecco una breve scheda dello spettacolo

Brochure Perlasca  (PDF)

La storia di Giorgio Perlasca

di Luca Doninelli

Budapest, 1944. Giorgio Perlasca, un commerciante di carni italiano, è ricercato dalle SS. La sua colpa è quella di non aver aderito alla Repubblica di Salò. Per i tedeschi è un traditore e la deve pagare. In una tasca della sua giacca c’è una lettera firmata dal generale spagnolo Francisco Franco che lo invita, in caso di bisogno, a presentarsi presso una qualunque ambasciata spagnola.
In pochi minuti diventa Jorge Perlasca e si mette al servizio dell’ambasciatore Sanz Briz per salvare dalla deportazione quanti più ebrei possibile.
Quando Sanz Briz, per questioni politiche, è costretto a lasciare Budapest, Perlasca assume indebitamente il ruolo di ambasciatore di Spagna. In soli 45 giorni, sfruttando straordinarie doti diplomatiche e un coraggio da eroe, evita la morte ad almeno 5.200 persone. 
A guerra conclusa torna in Italia e conduce una vita normalissima, non sentendo mai la necessità di raccontare la sua storia, se non a pochi intimi. Vive nell’ombra fino al 1988, quando viene rintracciato da una coppia di ebrei ungheresi che gli devono la vita e solo allora, la sua storia torna alla luce.
Oggi il suo nome è scritto nel giardino di Gerusalemme come “Un giusto tra le nazioni”. Un esempio straordinario, il suo, raccontato in uno spettacolo che accompagna lo spettatore a riflettere sul fatto che sempre abbiamo una scelta, che sempre possiamo cambiare la nostra storia.
Alessandro Albertin porta in scena, pur se in forma di monologo, una decina di personaggi che, nel bene e nel male, hanno affiancato Perlasca nella sua straordinaria avventura nella Budapest dell’inverno 1944-45. Un’avventura che è necessario conoscere. In quanto italiani. In quanto uomini.
Per scrivere il testo della pièce, Albertin si è consultato con la Fondazione Giorgio Perlasca, fondata dal figlio dell’eroe padovano.

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Può apparire ancora commovente ai nostri occhi la vicenda di Giorgio Perlasca. Possiamo essere mossi alle lacrime. Eppure, questa storia vera continuerà ad apparirci impossibile. Un commerciante comasco di carni, di trentaquattro anni, ricercato dalle SS come tutti coloro che hanno rifiutato di aderire alla Repubblica di Salò, si trova a Budapest nel 1944. Fingendosi ambasciatore spagnolo, riesce, rischiando la vita, a salvare più di cinquemila ebrei. Poi torna in Italia e continua la sua vita di sempre, senza parlare con nessuno della sua vicenda. Solo nel 1988 qualcuno lo scoprirà e il mondo saprà quello che lui fece.
Nessun riflettore si è mai acceso su di lui, né lui ha mai pensato di essere un eroe. Nella società dello spettacolo questo è difficile da credere. Ancora oggi, la sua vicenda è ignota ai più. La ragione di tutto questo non sta nel suo atto eroico, ma nel modo in cui lui l’ha sempre inteso: come un gesto della vita quotidiana.
Perlasca si è sempre considerato un uomo normale, che ha compiuto ciò che qualunque uomo normale avrebbe compiuto. Come Padre Kolbe e come tanti altri a noi ancora sconosciuto.
Ma forse proprio qui sta il punto. Cosa significa essere normali?
Basta, in fondo, un istante di sincerità per renderci conto che proprio questa – cioè essere uomini normali – è la più grande delle imprese, il più eroico tra tutti gli atti. Ciò che ci rende eccezionali non è altro che questo: essere quello che siamo.
Perciò Giorgio Perlasca è un emblema universale, e la sua vicenda va conosciuta e trasmessa alle generazioni più giovani, affinché l’ansia del successo (potere, fama, ricchezza) non prevalga sulla ricerca del solo, vero successo, la conoscenza di sé: quella cosa che, più è salda in ciascuno di noi, e meno sente la necessità di essere esibita.
Su questi valori e su queste preoccupazioni il Teatro de “Gli Incamminati” e il Teatro di Roma hanno deciso la coproduzione di questo spettacolo, che non solo commemora un vero eroe dell’epoca moderna ma incarna il significato più profondo del Teatro che è, fin dalle sue origini, quello di aiutare i cittadini a riflettere, attraverso la poesia, sul nesso profondo che lega l’apparente banalità della nostra vita quotidiana con i grandi temi che guidano il corso della Storia.

[Luca Doninelli]